Una bella chiacchierata con Laura Ressa: intervista su Frasi Volanti

Venerdì 17 gennaio 2025, Laura Ressa mi ha fatto un’intervista. ‘Aia, la data non promette bene’ diceva la vocina più scaramantica nella mia testa. Eppure, quell’ora di scambi “tra colleghe” (anche lei è una professionista della comunicazione), è stata preziosa per riflettere su molti aspetti che ci accomunano: il marketing culturale, l’amore per la scrittura, la volontà di portare contenuti ricchi di curiosità per la condizione dell’essere umano nella società contemporanea. In questo articolo rifletto sulla mia chiaccherata con Laura.

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Un’intervista che racconta come si possa trovare la propria strada anche oltre i percorsi convenzionali

Ho capito bene, vuoi parlare un po’ di tutto?

Quando Laura Ressa mi ha proposto questa intervista per il suo blog Frasi Volanti, ero sorpresa e al contempo grata. Ma, devo essere onesta, inizialmente avevo anche qualche perplessità: gli argomenti che ci proponevamo di affrontare erano davvero tanti e apparentemente molto diversi tra loro! Sul tavolo delle tematiche c’erano tutti aspetti fondamentali della mia vita e del mio percorso, dalla mia formazione, al marketing culturale, fino al saggio “Umanamente insostenibile”, scritto a quattro mani con il Dr. Luigi D’Elia. Mi chiedevo come potessero stare tutte insieme in una sola conversazione senza risultare dispersive.

Tranquilla, si può fare!

Laura, però, mi ha rassicurata sin dall’inizio dicendomi che il fil rouge della chiacchierata sarei stata io. Seppur un po’ in soggezione per tali attenzioni, ho deciso di fidarmi di lei. D’altronde, aveva già svolto molte interviste, mentre per me era una delle prime. In effetti, aveva ragione: la conversazione si è sviluppata in modo naturale, intrecciando riflessioni, esperienze e visioni in un flusso per entrambe coinvolgente e spontaneo. Siamo partite dal mio percorso.

La vita ci sorprende: delle volte proprio perdersi è ciò che serve per ritrovarsi

Quando sette anni fa avevo deciso, insieme ad altre famiglie, di realizzare un asilo nel bosco per mio figlio e gli altri bambini, pensavo di aver sacrificato la mia possibilità di fare carriera. Ne valeva comunque la pena, perché dal mio punto di vista il bene di mio figlio viene prima del mio. Ma confesso che è stata una scelta sofferta. Intendiamoci, non è che volessi diventare una top manager o chissacché, ma nell’azienda di video marketing per la quale lavoravo le cose stavano andando bene. Eravamo appena stati alla Fiera del Turismo di Rimini (anno 2016) ed eravamo la prima azienda di questo tipo che si era presentata come specializzata per la promozione del settore dell’hospitality. Insomma, il brand aveva buone probabilità di decollare! Ma non è successo…

L’asilo nel bosco e le comunità educanti

Ero incinta del secondo a quei tempi. E intanto il mio primogenito aveva manifestato l’esplicito interesse di frequentare solo un percorso di educazione outdoor e dopo due mesi di suoi infiniti pianti mattutini, avevo capito che all’asilo di paese proprio non stava bene. Così, mi decisi per il licenziamento. Avrei lavorato meno, solo come consulente free-lance. Da lì sono iniziati anni fatti di stivaletti e giacche infangate. Momenti bellissimi, sorrisi, formazione pedagogica e incontri con persone che tutt’oggi rappresentano la mia “famiglia allargata”, ma anche momenti di grande fatica e difficoltà. Non lo nego. Poi, devo dire che senza la preziosa alleanza con il mio compagno e il fondamentale aiuto dei miei suoceri, probabilmente non sarebbe stato possibile. Il grande valore di questa scelta sta nel fatto che sono progetti incredibilmente rieducativi per tutta la famiglia, che sfidano i partecipanti a diventare realmente partecipativi, ad auto-organizzarsi, a collaborare e a imparare a stabilire rapporti di fiducia sinceri, perché in mezzo a quel “cerchio umano” ci sono i figli di tutti.

L’inizio delle collaborazioni con Psicoludìa e Psicoterapia Aperta

Ad ogni modo, è stato proprio così che ho iniziato ad acquisire quelle conoscenze, competenze ed esperienze, che prima mi avrebbero permesso di collaborare prima con Psicoludìa, e poi con Psicoterapia Aperta. A quel punto avevo iniziato a masticare seriamente le tematiche relazionali e psicologiche, che avrebbero formato quel background così importante per i professionisti del marketing e della comunicazione che vogliono ampliare la voce del mondo psy.

La collaborazione Luigi D’Elia e il saggio “Umanamente insostenibile”

Quando ho iniziato come social media manager e blogger per Psicoterapia Aperta nel 2023, il dottor Luigi D’Elia era il presidente dell’associazione. Abbiamo scritto un po’ di articoli di blog assieme. “Ehi, sai che hai una bella capacità di sintesi sulle tematiche sociologiche?” mi disse. “Eh, sono laureata in Sociologia dei processi culturali presso il dipartimenti di Nuove Tecnologie dell’Arte di Brera”, risposi. Così mi invitò a contribuire al suo progetto editoriale che, dopo altri 2 anni di ulteriori riflessioni e stesure, è stato pubblicato da Meltemi come saggio scritto a quattro mani.

Il nesso tra realizzazione personale nel qui ed ora, coesione sociale e temporalità

Tornando a Laura Ressa e alla nostra intervista – che mi ha dato l’opportunità di ripercorrere tutto questo – abbiamo messo a fuoco come il mio percorso, all’apparenza dispersivo, sia in realtà stato il tracciato di un qualcosa di più ampio: “forse ho bisogno di far crescere un intero bosco, e non solo un orto”, le ho detto, pensando a tutti quegli anni in cui sembrava che seminassi senza un ordine preciso.

Avere il coraggio di essere se stessi

Nell’ikigai giapponese di Okinawa – che non a caso ho successivamente preso in analisi nel capitolo 4 di “Umanamente insostenibile” – l’identità è strettamente connessa al benessere sociale. Senza saperlo, scegliendo mio figlio e la via delle comunità educanti, nelle quali ci si aiuta gli uni con gli altri, e dove il proprio benessere non è slegato da quello altrui, ho intrapreso la via dell’ikigai. Mi sento realizzata non perché vanto un conto bancario che straborda di cifre da capogiro, ma perché sono stata fedele ai miei valori più autentici e fondamentali. La ciliegina sulla torta è che questo poi mi ha anche condotta a fare professionalmente quanto amo di più: dedicarmi a dare voce a progetti sociali e culturali. Laura è stata molto curiosa rispetto a questo legame tra sviluppo dell’identità personale e complementarità delle relazioni sociali. Da lì, giustamente ha introdotto la tematica del tempo.

Dedicare il giusto tempo ad ogni aspetto della propria vita

Qual è il tempo che dedichiamo ad ogni aspetto della nostra vita? Una realizzazione nel qui ed ora, disancorata dall’idea del successo occidentale (che ci vuole realizzati solo se famosi e pieni di soldi), prevede temporalità nella vita molto diverse: più rispettose dei bisogni del corpo e dell’anima, più incentrate sul benessere, sulla salute mentale, e sulla volontà di dedicare il giusto tempo alle proprie passioni e agli affetti. Su questo argomento, consiglio vivamente l’articolo “Le domande che i Sapiens fanno all’attuale stile di vita”.

In conclusione

Sono grata a Laura per il suo meticoloso e sorprendente interesse, per la sua capacità di ascoltare e di andare a fondo degli argomenti, e anche per avermi permesso di mettere a fuoco nuove correlazioni e aspetti tra la mia identità e il mio lavoro.
Se desideri leggere quanto ha scritto Laura Ressa rispetto alla nostra intervista, ma anche mettendo insieme diverse citazioni di testi di miei articoli che ha pazientemente rintracciato, ti invito a farlo direttamente sul suo blog. Ecco l’articolo!

Buona lettura!

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